Ancora poco e La Casa di Carta 5 sarà finalmente realtà. Un’attesa lunga, snervante, ma ampiamente giustificata, ci ha accompagnato e ci accompagnerà fino alla première, prevista per i prossimi 3 settembre e 3 dicembre. Come mai due date? È presto detto: i produttori dello show hanno preferito dividere l’atto conclusivo in due volumi. Nel primo ci sarà già una sorta di epilogo, mentre nel secondo si scaverà più a fondo sui personaggi. I telespettatori verranno in qualche modo trasportati dentro la loro psiche, le loro emozioni, il loro turbinio interiore. Lo ha rivelato Alex Pina in dichiarazioni pubbliche rilasciate dopo l’annuncio del doppio appuntamento.
La Casa di Carta: gli sceneggiatori avevano in serbo uno show ancora più cupo
Il motivo è noto: hanno ritenuto necessario prendere le parti dai classiche cliché, trovare anche e soprattutto per l’ultimo capitolo una chiave di lettura inedita. Tra i fan regna dunque la curiosità di scoprire se sarà all’altezza delle aspettative e a quale destino andranno incontro i loro (anti)eroi. Già una cosa la sappiamo: il nemico principale del quinto lotto finale di episodi sarà l’esercito. Avete letto bene. Da 100 ore chiusi nella Banca di Spagna, la banda capitanata da Il Professore avrà i nervi a fior di pelle.
E l’irruzione delle forze armate complicherà ulteriormente i piani. Ci saranno vittime oppure, in qualche maniera, i protagonisti si salveranno la pelle? Già ne hanno affrontate di ogni, ma l’antagonista non è mai stato così agguerrito e temibile. Mentre gli appassionati vanno avanti a ipotizzare innumerevoli teorie, scopriamo un fatto curioso riguardante La Casa di Carta. Meglio avvertirvi: chi deve tuttora gustarsi la spettacolo fin dal principio farebbe bene a terminare qui la lettura.
Se avete apprezzato la storia saprete senz’altro che ne La Casa de Papel c’è solo un malato terminale: Berlino. In realtà, stando ai piani originari, ciascun componente del gruppo di rapinatori al centro delle vicende narrate su Netflix avrebbe avuto i giorni contati per via di una malattia. Ciò sarebbe servito da spinta motivazionale, ma alla fine gli sceneggiatori hanno cambiato idea.