Proprio qualche ora fa è stato annunciato che il film Enola Holmes, uscito nel 2020 per la regia di Harry Bradbeer, avrà un sequel. Il lungometraggio è l’adattamento sul grande schermo del primo romanzo, Il caso del marchese scomparso, della serie scritta da Nancy Springer, dove la protagonista è la sorella 16enne di Sherlock Holmes e Mycroft. Ed ecco qui che, come si suol dire, casca l’asino: quando mai il padre artistico del mitico investigatore ha parlato di una sorella? Una domanda lecita, a cui verrebbe da rispondere: mai! Già, ufficialmente non ne ha mai suggerito l’esistenza.
Enola Holmes: alla scoperta del mito
La principale matrice letteraria del film rilasciato su Netflix non è costituita dalle opere letterarie di Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930). Nei romanzi e nei racconti a lui dedicati non c’è un singolo dove passaggio in cui si rimanda a una ipotetica sorella minore di Sherlock. O quasi. In The Adventure of the Copper Beech (L’avventura dei faggi rossi, 1892 ) in riferimento a una giovane donna che dovrebbe intraprendere il mestiere di governante in una villa alquanto lugubre, Holmes afferma: “Confesso che non è la situazione per la quale vorrei vedere una mia sorella fare domanda”.
Pertanto, nella immaginazione di Conan Doyle, Holmes aveva addirittura diverse sorelle? L’albero genealogico di Holmes è avvolto nel mistero. Come si lamenta pure il fidato Dr. Watson in un altro racconto, The Adventure of the Greek Interpreter (L’avventura dell’interprete greco, 1893), Sherlock ha sempre mantenuto il massimo riserbo sulle notizie inerenti alla sua famiglia, limitandosi a definire i propri antenati dei signorotti di campagna e ad affermare che sua nonna, da parte di madre, era sorella dell’artista francese Vernet.
A ogni modo, è altamente probabile che, semplicemente, la battuta del detective di Baker Street sull’esistenza di una o più sorelle non nasconda chissà quali verità, ma sia ciò che appare fin dal principio: una mera ipotesi speculativa.
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